AMICRI nasce dall’impegno di un gruppo di ex volontari della Croce Rossa Italiana che, avendo condiviso negli anni trascorsi attività e ideali presso gli organismi della CRI, hanno deciso di costituirsi in Associazione con lo scopo di organizzare e/o partecipare ad iniziative di volontariato, sociali, culturali, ricreative ma anche di conservazione, ricerca e valorizzazione del patrimonio storico del volontariato della CRI a Catania e in Italia.
8 luglio 1943, ore 15,35:
Il cielo di Catania viene oscurato dai quadrimotori americani – oltre quattrocento per il comando militare italiano –, che sganciano una terribile pioggia di bombe, su una città già fortemente provata da precedenti incursioni e, per oltre due terzi, evacuata dai suoi abitanti, fuggiti in cerca di riparo nei centri e nelle campagne vicini.
Eppure, ci informano i cronisti dell’epoca, in quella occasione si contarono ben 158 morti (123 civili, 35 militari) e 318 feriti (267 civili, e 51 militari). Devastante fu la distruzione di edifici pubblici, privati e di culto (fra l’altro la chiesa di S. Euplio), il che non si giustifica in una città non certo strategicamente importante né sede di obiettivi militarmente sensibili.
Tra i vari episodi registrati dalla stampa e dalla memorialistica, particolare commozione suscitò quello che costò la vita a un giovane medico, il dott. Stefano Vitale, e all’infermiere Salvatore Ruggiero che, nell’ambulatorio di Via Ventimiglia della CRI, erano intenti a prestare le cure necessarie ad un bimbo condottovi dalla mamma pochi minuti prima perché ferito nel corso della stessa incursione.
E ciò nonostante il perentorio invito del prefetto e della presidente del comitato femminile della Croce Rossa, Donna Cora Battiati, a recarsi nel sottostante ricovero.
In seguito alla bomba che colpì in pieno la sede della CRI, distruggendola, il medico, estratto vivo dalle macerie, morì pochi giorni dopo in ospedale, gli altri tre sul colpo. Ricostruita e rioccupata, dopo anni di peregrinazione, la sede di via Ventimiglia, il Comitato provinciale CRI provvide a collocarvi una lapide a ricordo dell’accaduto e in memoria delle vittime. Trasferita ancora, negli anni Sessanta, la sede in via Cavalieri, durante il trasloco la lapide andò accidentalmente distrutta e, per fortuna, conservata seppure a pezzi.
In una città notoriamente immemore, lo spirito di solidarietà che contraddistingue la CRI ha spinto un gruppo di quelli che negli anni settanta furono i giovani volontari CRI, sempre in prima linea ove era necessario aiuto (in Friuli, Irpinia), a riunirsi, nel 2021, in una associazione di Amici della CRI (Amicri), allo scopo di continuare a svolgere opera di volontariato e, al tempo stesso, come si legge nell’atto costitutivo, «conservare, ricercare e valorizzare il patrimonio storico del volontariato della CRI».
Nell’ambito di questa attività, alcuni soci (Alfio Coco, Carmela Piera Ligresti, Corrado Franzò, Pietro Nobile, Santo D’Amico) si sono adoperati per recuperare i pezzi e ricostruire l’antica targa che verrà riconsegnata alla città e verrà ora esposta presso il Museo storico dello sbarco in Sicilia, tra i cimeli ivi custoditi, nel corso della manifestazione organizzata dalla città Metropolitana di Catania in occasione dell’ottantesimo anniversario dei tragici avvenimenti che funestarono la nostra città.
Enzo Zappulla